Assente

Assente per troppo essere. Presente a me stessa.

Senza voglia di condividere, cercando dentro.

Buio della notte, fissando le stelle dal divano.

Pensieri aggrovigliati,

dolore e paura di stare troppo male, ancora.

Percorsi in salita, necessari.

Vedo il sole e vedo il cielo, limpido, oggi.

primi di marzo

Passeggio libera da quarantene in una Milano primaverile.

Coriandoli sui marciapiedi e violette nei cortili.

Estranea al vociare della gente, persa nei miei pensieri. Il sole mi acceca.

Sono dentro ai nodi della mia vita, sciogliendo a fatica quelli che ho annodato per troppo tempo.

l’amore resiste

Quando ami una persona, davvero, la ami per sempre. O comunque per molto. Quando non funziona ti arrendi, molli il colpo e desisti, ma non ti passa. Non se proclami un sentimento eterno. Provi a cercare la felicità altrove. La meriti, dopotutto. Hai già sofferto abbastanza, apri le porte del cuore di nuovo, al nuovo. Ma se ti sei dato davvero, totalmente, non riesci a trovare la tua ‘persona’ in breve tempo.

Ho amato anche io. Per anni. Da pazza, infilata in una relazione sbagliata, disequilibrata, molte volte dolcissima, tante altre meravigliosa, spesso crudele. A volte era vetta di montagna e a volte era fango e palude. Un uomo che mi ha fatto un male assurdo, allontanandomi, nascondendomi, ignorandomi. Ma l’ho amato per un tempo infinito. Senza scappare. Anzi ci provavo, ma poi tornavo lì. Perché lui mi cercava, riprovavamo, animati da una vena pari a quella delle poesie più tragiche. Non mi è più successo. Non mi lascio più andare, accadrà, forse di nuovo, forse meglio. Non sono un esempio da seguire, l’amore non è incaponirsi e ferirsi, l’amore non corrisposto giustamente guarda altrove. L’amore che fa male non è sano, va lasciato andare. Ma a me occorre parecchio, a quanto pare.

Martedì fine gennaio

Fa male il sole delle cinque che taglia il cielo arancio sopra i palazzi le strade asfaltate i vetri a specchio e gli autobus e le macchine in coda e i bambini che escono da scuola.

Si allaga il livello dell’acqua che hai in corpo che senti arrivare in gola e sei tutta un passo sopra le uova, mentre cammini in avanti ma pensi di stare ferma, bloccata anzi in avanzamento, in questa tristezza che doveva arrivare, e che hai tenuto schiacciata per troppo tempo. Ed è solitudine che senti anche se non lo sei. Ed è dolore e mancanza, parole che vorresti sentire, e vuoto e pieno.

Sorriso sghembo

E c’è chi c’è, passato.

Capisce.

Ti guardi in quello sguardo, di occhi che sanno,

di buchi neri che, il fondo, l’hanno visto.

Riconosci. Chi attraverso le feste le luci e le ghirlande

cammina in silenzio,

per non rattristare le vetrine che restituiscono volti,

e quel sorriso sghembo, come la vita, attraverso la nebbia.

Domenica 10 ottobre

Casa, ore 16

Sole. Sola.

Primo weekend milanese in cui mi ritrovo a dovermi reinventare una routine, dopo mesi. E mi ritrovo tra le pieghe di questo pomeriggio pigro a domandarmi se è un problema. Io che ho sempre scelto di stare per conto mio piuttosto che accontentarmi, io che ho lasciato e mi sono fatta male per ritrovarmi. E quest’inverno col suo freddo e la sua nebbia fanno paura solo in parte. So stare. Con una differenza. Rispetto a qualche anno fa ho la consapevolezza che con me stessa sono una ricchezza. Che mi so reinventare. Che è stato giusto così. Che se impasto la pizza solo per me e bevo una birretta al bancone della cucina mentre la cagnolina russa sul divano, so essere felice. Che se un sabato sera mi guardo un film e piango, non è una tragedia. Che probabilmente il giorno dopo, a quella cena già programmata, sarò allegra come sempre. Che la domenica mattina svegliarmi e fare quello che mi va, mi rappresenta da anni e non sono triste, sono serena. Che le amiche, un’uscita inattesa, un complimento sincero, conoscere gente che ti stimola, arricchiscono tanti pomeriggi. Che poi non si può mai sapere, che sei capace di ribaltare tutto se lo vuoi, che puoi fare una passeggiata in centro, prendere la macchina e andare al mare, a trovare quel tuo vecchio amico a Firenze, a cucinare dalla collega. Che leggere un pomeriggio intero sul divano con la musica di sottofondo paga lo stress dell’intera settimana. Che un aperitivo all’ultimo minuto, una telefonata inaspettata e la tisana alla cannella scaldano il cuore. Che mangiare quando vuoi, metterti i tacchi sopra le calze antiscivolo, le risate e un pò di malinconia, andare al corso il martedì sera quando vorresti solo sdraiarti, la passeggiata tra i lampioni accesi e le vie silenti, la buonanotte al vicino che rientra come te col cane, sono quello che sei. Da tantissimo, e forse sei proprio tu.

Bambina

La me bambina bussa nei sogni s’infila nei giorni di questo caldo autunno di quartiere.

La me bambina vuole essere rassicurata una pacca sulla spalla una mano da tenere.

La me bambina sbatte contro i vetri si arrampica sui rami per trovare il sole cerca scuse per trovare sensi.

La me bambina ha ricordi che bruciano gli occhi vuole palloncini da far volare in cielo briciole sul letto

e musica per urlare.

#MomentoMemento

Quando il periodo inanella più di una discussione, ti chiedi inevitabilmente se non sei tu la causa.

Se ti svegli triste ti domandi qual è il motivo.

Quindi pensi a cosa potevi dire, cosa hai fatto, cosa ti aspettavi.

Mi sono spesso chiesta se sono sbagliata e lavoro un sacco sul mio modo di pormi con gli altri e sul mio modo di parlare e intanto non mi sono accorta delle conferme che ricevo.

Bang, ecco. Forse è ora di basta che il problema sono io. Che questa storia di migliorarsi mi sta ammattendo.

E’ un momento e non è sempre colpa tua. Ti aspettavi determinate prese di posizione e atteggiamenti differenti. Confermati che tu sei davvero diversa. Hai solo incontrato persone meschine, poco empatiche.

E sei triste, oggi. Non lo eri settimana scorsa, non lo sarai domani. Accetta questa emozione. Sai quanto sai ridere, sai quanto sai dare. Girerà la ruota.

Ricordatelo quando ti metti in discussione.