Estate__agosto__quindici anni

Mi sono ritrovata adolescente, in queste giornate di mille anni fa, a guardare le stelle in riva al lago, a svegliarsi dalle finestre mentre fai colazione, a cercarsi ogni minuto, a camminare, di notte, in punta di piedi sulla ghiaia per dirsi buonanotte sottovoce.

Pedalare su strade sterrate, calzoncini scuciti e infradito. Comprare pasta integrale, e poi mangiare pizza. Addormentarsi sul dondolo con le gambe intrecciate, confidandosi l’inverno. Disegnare volti tra le nuvole, leggere promesse tra i rami verdi del salice. Pranzare insieme, fare i selfie con gli occhiali da sole, ridere di niente e cantare vecchie canzoni. Ritrovarsi, piangere quando si parte, scriversi mi manchi dopo neanche un’ora.

E stasera va così

…per come la ballavo qualche anno fa, per le risate e le ore sui tacchi, per la stanchezza che non sentivamo, per l’emozione che mi prende quando l’ascolto. E perché ha del vero, almeno in parte, il male se ne va ballando…

Passa

Passa di non passa, questo senso di.

Inquieta e pensierosa mi alzo di notte e mi chiedo se.

Sole fiorellini e ragazzi sulle panchine

fino al tramonto,

ma ancora luci nelle case a cena

e io candele profumate.

Sono ricordi su ricordi, io, adesso.

#incursioni nel passato

In queste giornate malinconiche mi ritrovo in casa tra diari scritti a penna e scatole di fotografie.

E i ricordi ti tolgono il fiato mentre ti inchiodano al muro, in questo tempo senza ore di incursione nel passato che è possibile solo quando tutto si ferma.

Mi travolgono le emozioni e segnano il passo in questo inverno dell’anima che da qui deve passare, per sciogliersi.

#stasera

Stasera sono andata a fare la spesa prima di cena, dove andavi sempre tu. Per me è fuori mano, ma era legato a mille ricordi, a te, agli ultimi tempi che ci andavo, e prendevamo cose da cucinare insieme. Ci andavo durante le feste di Natale, con questo buio, la gente indaffarata, i carrelli pieni, dentro calore e colori e ogni cosa diventava regalo, e io te lo portavo a casa. Ero felice. Speravo. In ogni piccolo segno leggevo un buon auspicio.

Mentre guidavo, in macchina, ti immaginavo seduta accanto a me, a chiederti come si fa quel sugo, a raccontarti la mia vita, a farti vedere come in poco più di un paio d’anni è cambiato tutto, nell’ottica di una ristrutturazione del quartiere e ci sono negozi nuovi, addirittura palazzi interi venuti su dal niente, e tu avresti detto ma va, pensa te.

La strada sotto casa tua ha cambiato senso, di marcia, e di tutto.

Sorriso sghembo

E c’è chi c’è, passato.

Capisce.

Ti guardi in quello sguardo, di occhi che sanno,

di buchi neri che, il fondo, l’hanno visto.

Riconosci. Chi attraverso le feste le luci e le ghirlande

cammina in silenzio,

per non rattristare le vetrine che restituiscono volti,

e quel sorriso sghembo, come la vita, attraverso la nebbia.

Bambina

La me bambina bussa nei sogni s’infila nei giorni di questo caldo autunno di quartiere.

La me bambina vuole essere rassicurata una pacca sulla spalla una mano da tenere.

La me bambina sbatte contro i vetri si arrampica sui rami per trovare il sole cerca scuse per trovare sensi.

La me bambina ha ricordi che bruciano gli occhi vuole palloncini da far volare in cielo briciole sul letto

e musica per urlare.

LAGO

Quante volte in questi anni ho guardato tra i riflessi di questo orizzonte che si perde nella sponda contrapposta.

Tra le foglie di questo vecchissimo salice che respira e a volte piange, ho cercato risposte anche oggi, Illuminata dal tramonto finalmente limpido.

I ricordi si susseguono e mi rivedo arrampicata sui sassi, a cavalcioni del materassino tra gli spruzzi e i tanti amici, a pagaiare nel silenzio della sera quando anche le barche si mettono in rada e tutto è solo fruscio.

Con mamma ci attardavamo ognuna persa nelle sue letture, stagioni beate in cui stavamo in spiaggia finché il sole abbracciava il Sacro Monte e arrivava l’aria che sempre la sera soffia sul lago.

E quanti sogni, quante speranze si sono dondolate come questi rami delicati che scendono come ornamenti a toccare il prato, sorprese da mille episodi che non avrei mai previsto arrivare, a volte, come ghigliottine sui miei tanti farò.

Ti ho visto ogni anno con occhi diversi, perché ogni volta sono diversa io, con un nuovo presente, con i piedi piantati in queste radici, con la voglia di correre rincorsa dal mio cane che sembro una bambina padrona del mondo