Mi sono ritrovata adolescente, in queste giornate di mille anni fa, a guardare le stelle in riva al lago, a svegliarsi dalle finestre mentre fai colazione, a cercarsi ogni minuto, a camminare, di notte, in punta di piedi sulla ghiaia per dirsi buonanotte sottovoce.
Pedalare su strade sterrate, calzoncini scuciti e infradito. Comprare pasta integrale, e poi mangiare pizza. Addormentarsi sul dondolo con le gambe intrecciate, confidandosi l’inverno. Disegnare volti tra le nuvole, leggere promesse tra i rami verdi del salice. Pranzare insieme, fare i selfie con gli occhiali da sole, ridere di niente e cantare vecchie canzoni. Ritrovarsi, piangere quando si parte, scriversi mi manchi dopo neanche un’ora.
Stasera sei triste, un po’ sarà la pioggia. Sarà che di nuovo non gira come vorresti, e ti conosci, lo sai che ti inversi e diventi di umore nero, quando accade. Sei stanca sì, e direi. Stanca di trovare sempre il lato positivo. Di prendere la bici e pensare, comunque pedalo. Di mettere le scarpe e sfogarti mezz’ora correndo, ancora un minuto, fino a quell’albero, gira di nuovo che le gambe obbediscono.
E ritorni a casa, strizzi l’occhio al cielo, che l’ha già capito come butta. Sii paziente, tra tante lezioni questa non l’hai ancora imparata. E non fuggire dalle emozioni. In questo momento sei delusa, va bene. Stai lì.
Torno dal lago, adesso. Dove finalmente, dopo mesi di attesa e contrattazioni, sta prendendo forma la casettina in legno che desideravo e che ho progettato personalmente. Per il momento, in ritardo massimo sui tempi, è tutto un cantiere ed una pacca sulla spalla. Poi ci credo che sono ansiosa! Ho a che fare con soli uomini, dal falegname, all’elettricista, all’idraulico, al mobiliere a chi mi deve spostare la siepe. Le settimane scorrono veloci e come potrete immaginare non si incastra nulla, nonostante io cerchi di tenere testa a tutti, di prendermi permessi per andare sul posto, di elemosinare premura. Già. Io che sono precisa e testarda mi trovo a discutere per tutto. E prima c’è la pianta da tagliare e poi non c’è il camion, e poi quello non sta bene, e poi ci sono altri lavori urgenti. Divento pazza. Mi ricordo che quando dovetti svuotare l’appartamento di mamma, ho regalato ogni cosa. I due bagni, la cucina, tutte le camere, persino gli scaffali, e casa dei miei era moderna e ristrutturata di recente. Non per dire, ma non c’è un fesso di nessuno che mi sta venendo incontro con qualcosa. Il preventivo del bagno è triplicato nel giro di un mese, solita storia del materiale che non arriva. L’elettricista sembra debba illuminare lo stadio, ma i cavi sa sono aumentati. Se non mi mettono una vagonata di ghiaia fuori non posso mettere la tettoia. Sono bloccata, e quando vado a domandare alzano gli occhi al cielo. Ah dimenticavo, la pago, non è un’elargizione. E anche profumatamente, che con la stessa cifra prendevo un monolocale al mare.
Sono un po’ inversa stasera, e adesso che l’ho detto ad alta voce (sì anche) magari serve, prendo atto che non tutte le giornate riescono come le ciambelle col buco, e che domani andrà, magari, meglio. In primis ho la sensazione di essere stata dolcemente manipolata da una persona a me molto cara, affinché arrivassi esattamente dove lui voleva. Di solito sono molto attenta, ma stavolta mi era impossibile dire di no, pertanto, presa in quel posto. Il buco della ciambella, appunto.
Aspetto poi la conferma dell’Ingegnere (da luglio) per quel progettino che dovrei realizzare al lago, poca roba, ma è un mio sogno, una mia idea e un mio disegno, sto per demolire il vecchio e quindi l’ansia è giustificata. A breve avrò solo un mucchio di legna, se le cose non si mettono in moto. E’ poco serio questo atteggiamento, tipico di chi ha tanti affari in ballo, evidentemente; altre mille lavori da concludere, e poco gli importa di aggiungere il mio. E’ frustrante seguire chi dovrebbe seguirmi (il progetto) ed elemosinarne l’attenzione dei due uomini che hanno voce in capitolo, come se stessi chiedendo l’elemosina (tutt’altro, vi assicuro). Calcoliamo che adesso io sono a Milano, che non tutti i weekend sono sul posto, non sono presente per bussare in direzione ogni giorno. Questa situazione mi fa infuriare, io che sono precisa, puntuale e attenta, ottengo solo pacche sulle spalle e tanti ‘tranquilla’.
Aggiungo come collateral che ho qualche incomprensione al lavoro col collega nuovo (e siccome io sono lì da anni faccio da parafulmine per parecchi casini) e che spero che un altro paio di faccende vadano bene, quindi per adesso, mai una gioia. Non si sblocca nulla, devo avere Saturno contro. Sembra che tutto abbia il vento a favore poi si blocca, il nulla. Io sono una persona che va in tilt se non ottiene quello che vuole, non sono capricciosa, ma determinata, caparbia, orientata al raggiungimento dell’obiettivo. Non sto con le mani in mano, faccio, chiedo, vado avanti. Mi ci metto e mi ci ostino e quando più cose non funzionano come dovrebbero, niente, precipito di umore e mi metterei a urlare, perché non vedo il traguardo, perché sono stanca di nuotare controcorrente, sono da sola, ed è tanto che lo faccio.
Nel continente nero anche qui. Dal divano di casa mia. Piove, chi balla? Soprattutto chi balla l’Alligalli in tempi di pandemia, con la pioggia, a Milano. Che mi sembra di essere con l’orchestra al lago, da cui sono fuggita stamane perché rischiavo il rientro in canoa.
Faccio una passeggiata. animata da tanto entusiasmo, dalla quiete dopo la tempesta e dalla cagnolina che mi guarda scodinzolando. Scendo così come sono, shorts, maglietta ‘da tanto sto in casa’, sneakers rosse, capelli raccolti in qualche modo. Quando io mi muovo sono un disastro. Perché voglio fare un viaggio solo, e fare tutto in quello spostamento. Chiavi, sacchetti popò, guinzaglio, collare ‘vieni qui che te lo metto’ e non si capisce mai perché prima scodinzoli per uscire e poi appena sono sulla soglia, pronta, torna dentro e va a saltare sul divano. ‘Qui, è di qui che dobbiamo andare’. Leva le scarpe che io in casa solo scalza, appoggia l’umido sulle scale, e il vetro idem (che nel frattempo avevo preso anche quelli) e torna dentro a recuperare il cane.
Infila il collare, abbaiata felice (l’alligalli ha smesso), riprendi l’immondizia, le chiavi, il telefono con la musica che almeno cammino per un’oretta e non me ne accorgo. Due passi in cortile, un freddo cane (appunto), butta i sacchetti e risali a prendere una pashmina, pesante. Quindi ci siamo, Sciarpa rosa pallido con i pantaloncini corti di jeans, scarpe rosse. fa niente, chi mi vede. In fondo alla strada, circolo sportivo, un pullman di.. boh atleti e famiglie, forse un battesimo, un compleanno, comunque almeno cinquanta persone e balli di gruppo.
Io devo passare da lì, in mezzo, agghindata che sembro la colf, e naturalmente tutti mi vedono. Comunque. l’atmosfera è carina, il cielo è diventato blu con le nuvole in cornice, l’aria frizzantina, e si fa buio. La musica non stona mai, dovunque la suoni, ma qui è strana, in quest’angolo di quartiere che conosco a memoria, e che percorso la sera, con nessuno in giro, sembra solo mio. Queste canzoni da balera mi riportano a ricordi lontani, dei miei, di estati passate, e stasera sono piena di malinconia. Si sono accesi i lampioni e non sono preparata a questa domenica che cambia luci, suoni e colori in maniera inavvertitamente inattesa.
Quante volte in questi anni ho guardato tra i riflessi di questo orizzonte che si perde nella sponda contrapposta.
Tra le foglie di questo vecchissimo salice che respira e a volte piange, ho cercato risposte anche oggi, Illuminata dal tramonto finalmente limpido.
I ricordi si susseguono e mi rivedo arrampicata sui sassi, a cavalcioni del materassino tra gli spruzzi e i tanti amici, a pagaiare nel silenzio della sera quando anche le barche si mettono in rada e tutto è solo fruscio.
Con mamma ci attardavamo ognuna persa nelle sue letture, stagioni beate in cui stavamo in spiaggia finché il sole abbracciava il Sacro Monte e arrivava l’aria che sempre la sera soffia sul lago.
E quanti sogni, quante speranze si sono dondolate come questi rami delicati che scendono come ornamenti a toccare il prato, sorprese da mille episodi che non avrei mai previsto arrivare, a volte, come ghigliottine sui miei tanti farò.
Ti ho visto ogni anno con occhi diversi, perché ogni volta sono diversa io, con un nuovo presente, con i piedi piantati in queste radici, con la voglia di correre rincorsa dal mio cane che sembro una bambina padrona del mondo
"L'amore non conosce barriere. Salta ostacoli, oltrepassa recinzioni, attraversa pareti per arrivare alla sua destinazione, pieno di speranza." - Maya Angelou
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