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Come in un film in bianco e nero

anche se era a colori

e i colori erano quelli del tramonto in inverno.

Ghiacciato limpido

incredibilmente brillante

di rosa e di arancio.

E tu pensi

non può succedere niente di male

con un cielo come questo.

E invece accadde. Con quella luce quella verità.

Quest’ora per anni mi è stata accanto

in momenti incerti di provvidenziale

lieto fine,

come una voce

come una mano

come un soffio che mi sorride.

Sono qui accanto, abbi fiducia in me.

La Casa de Papel

Sarà che sono un’inguaribile romantica, che le recensioni degli altri spesso mi lasciano attonita, che probabilmente sono difficilmente contentabile io dato che molte sere inizio diversi film per poi spegnere e passare ad altro, ma prima di farmi un’idea precisa devo provare. Di solito non sbaglio, quando scelgo. Come sui libri, non tutti li completo, ma qualcuno mi entra da subito, lo sai.

Tutto questo per dire che nonostante la critica abbia bocciato l’ultima serie, a me la Casa di Carta fa commuovere. Mi da’ grinta, mi entra sotto pelle. Le prime quattro stagioni le ho divorate, andando a letto a notte fonda, piangendo, arrabbiandomi, innamorandomi. Una, uscita a Pasqua covid, l’ho guardata in un meno di un weekend.

A me piace. Quegli sguardi decisi, le teste che si toccano giurandosi fedeltà, l’incedere a passo di marcia, stessa sincronia, stessa determinazione che mi fa venire in mente quando uscivo con gli amici delle medie, e camminare in gruppo con la stessa falcata e la stessa meta, mi faceva sentire invincibile.

La musichetta che accompagna quelle rivoluzioni mute, le strizzate d’occhio che sono pacche sulla spalla, credere in un ideale, non mollare. Quel capirsi con gesti convenuti, il coraggio e la prontezza. Il passaggio del testimone, il bacio rubato, la lealtà fino all’ultimo, le squadriglie che si muovono come in una danza concordata, quando tutto è resa.

‘Le ore condivise che sembrano mesi, il tutti per uno, disarmate, scalze, con il sole sul viso, circondate da tutto quel silenzio, ti senti libera. Perchè se siamo stati in grado di farlo, siamo in grado di fare qualunque cosa’.

Critica io?

Soprattutto con me stessa. Non perché non mi accetto, ma perché continuamente eseguo un lavoro certosino di introspezione, ed è tutto un riadattare il percorso, migliorando alcuni lati del mio essere me. Negativi? Non necessariamente.

La rivelazione di oggi è che noi vediamo come negativi aspetti che altri ci invidiano. E non parlo di chi è mora e si vorrebbe bionda, ma di chi non si vede forte ed è ammirata per esserlo, per dire.

Io sempre a pensare se ho fatto bene, ricevo complimenti per come rispondo, io impaurita dalle scelte che faccio all’alba, le confermo durante il giorno. Io che non mollo mai, che mi rialzo con le ginocchia sbucciate, mi ravvedo e mi piego (forse nemmeno più di tanto), io che cerco sempre di vedere il sole anche quando piove, di mitigare chiarezza con dolcezza e sincerità con diplomazia, io inaspettatamente mi sento stimata, inaspettatamente mi sento amata per come sono.

E improvvisamente il mio essere troppo diretta diventa coraggio, e il mio essere decisa diventa istinto rapido di collegare cervello e azione con risultati piacevolmente soddisfacenti e centrati.

E improvvisamente sto bene, improvvisamente sono leggera e mi sorrido. Ho fiducia in me stessa, so che posso contare su di me, so prendere decisioni e se sbaglio ho l’umiltà ritracciare la rotta.