
Torno dal lago, adesso. Dove finalmente, dopo mesi di attesa e contrattazioni, sta prendendo forma la casettina in legno che desideravo e che ho progettato personalmente. Per il momento, in ritardo massimo sui tempi, è tutto un cantiere ed una pacca sulla spalla. Poi ci credo che sono ansiosa! Ho a che fare con soli uomini, dal falegname, all’elettricista, all’idraulico, al mobiliere a chi mi deve spostare la siepe. Le settimane scorrono veloci e come potrete immaginare non si incastra nulla, nonostante io cerchi di tenere testa a tutti, di prendermi permessi per andare sul posto, di elemosinare premura. Già. Io che sono precisa e testarda mi trovo a discutere per tutto. E prima c’è la pianta da tagliare e poi non c’è il camion, e poi quello non sta bene, e poi ci sono altri lavori urgenti. Divento pazza. Mi ricordo che quando dovetti svuotare l’appartamento di mamma, ho regalato ogni cosa. I due bagni, la cucina, tutte le camere, persino gli scaffali, e casa dei miei era moderna e ristrutturata di recente. Non per dire, ma non c’è un fesso di nessuno che mi sta venendo incontro con qualcosa. Il preventivo del bagno è triplicato nel giro di un mese, solita storia del materiale che non arriva. L’elettricista sembra debba illuminare lo stadio, ma i cavi sa sono aumentati. Se non mi mettono una vagonata di ghiaia fuori non posso mettere la tettoia. Sono bloccata, e quando vado a domandare alzano gli occhi al cielo. Ah dimenticavo, la pago, non è un’elargizione. E anche profumatamente, che con la stessa cifra prendevo un monolocale al mare.