#incursioni nel passato

In queste giornate malinconiche mi ritrovo in casa tra diari scritti a penna e scatole di fotografie.

E i ricordi ti tolgono il fiato mentre ti inchiodano al muro, in questo tempo senza ore di incursione nel passato che è possibile solo quando tutto si ferma.

Mi travolgono le emozioni e segnano il passo in questo inverno dell’anima che da qui deve passare, per sciogliersi.

uno starnuto di covid

Non voglio fare il dottore che non sono, ma ogni starnuto oggi, ogni mal di gola, ogni 37,3 è virus. Inutile dire che avete preso un colpo d’aria a lavare i balconi, che siete scesi a portare il cane col cappotto leggero, che è allergia. E’ covid. Poi molti non fanno il tampone, e non lo sapranno mai, oppure fanno il rapido e tacciono l’esito, ma sappiamo tutti che se in questo periodo non state ‘tanto’ bene, nove su dieci è lui. Lo sono tutti i bimbi che mando a casa col mal di testa e il naso che cola. Lo era la mia collega a cui per una settimana ho detto di fare il tampone e mi rispondeva che era sinusite e che il rapido fatto domenica era negativo.

Altro segreto di Pulcinella: la positività si manifesta dopo minimo un paio di giorni dal contatto, a me il quarto. Già, perchè la mia collega ci ha lasciate stese in due, oltre a lei. Nonostante la mascherina, il gel e il booster. Ho fatto tre tamponi negativi prima di quello definitivo, ma ne ero certa. Mal di gola, febbriciattola e tosse. Il mio medico mi ha detto, prima di quello positivo, di non farne più, che era influenza. Per fortuna sono scrupolosa, io.

#Metàfebbraio

Milano di primavera in anticipo

e bambini con la maschera di carnevale nei parchi,

si attardano.

Un pic-nic improvvisato, i cani che corrono nei prati,

alle bancarelle palloncini colorati e cuori con gli strass.

Milano di arancio e rosso tra i rami neri come la china,

mentre dall’altro lato del quartiere è già blu notte.

#colloqui bimestrali e disgrafia

MAESTRAMARTINA

A distanza. Con la sala da pranzo in grandiente sfocato per la famiglia e la parete bianca per la docente, che se è in classe coi colleghi, ha anche la mascherina. Ergo non si capisce quasi nulla. Abbiamo superato la voce che arrivava in ritardo e le connessioni lente, ma la comunicazione è comunque poco lineare.

I genitori di oggi sanno tutto. La maestra, nulla. Sanno anche com’è il figlio in classe. E questo ha del fantascientifico. Non discuto sulla bontà delle affermazioni, ma all’interno di un gruppo le dinamiche cambiano e i bambini rivestono ruoli diversi, rispetto a quello consolidato che hanno in casa con voi. Chi è timido, tale rimane, ma potremmo notare un disagio maggiore, oppure una voglia di osare, che va premiata e che magari con i fratelli, viene meno. In poche parole ascoltateci. Potremmo sbagliare, ma abbiamo esperienza e buon senso.

Oggi ho spiegato per…

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diecidisera

Cinquedisera di tramonto su Milano quando il sole ti acceca rincorrendo ombre

tra i palazzi incendiati di riflessi arancio,

diecidisera e luci accese nelle case quando nel silenzio il cortile sembra un piccolo paese

i rami spogli disegnano mani, l’ultima auto spegne i fari nel parcheggio

e siamo tutti gli stessi mentre ci corichiamo dietro i nostri specchi.

Mezza la notte, dove un sussurro è magia, una voce è sogno non detto,

e le strade sembrano tue. Anche quelle che non hai scelto.

istruzioni per l’uso

MAESTRAMARTINA

Dicesi didattica a distanza, non pigiama party. Questo dev’essere chiaro, ai genitori come agli studenti. Vestitevi, lavatevi, pettinatevi. Mettete un maglione pulito, evitate i salva schermi che poi alla docente viene il mal di mare (oltre alla nostalgia, dei Caraibi) e non chiedete ogni due minuti di andare a bere.

Io lavoro on line, come in classe. Questo significa che, premessi i patti chiari, non ho bisogno di ripetermi, né sinceramente di essere pedante. Tutto scorre velocemente ed in maniera oserei dire, semplice. Non alzo la voce, i bambini mi fanno il pollice quando è tutto ok, li chiamo io perché rispondano. Lavoriamo in maniera sincrona.

Ma assisto anche ad altro. Genitori: presenti in casa, aiutate nella connessione, intervenite se vostro figlio vi chiama, ma poi sparite. Sanno procedere da soli. Lasciate che sbaglino. Non spargete provviste sul tavolo come fossero agli scout. Sopravvivono due ore benissimo anche senza alzarsi…

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D.a.d.

MAESTRAMARTINA

..,e ansia da prestazione, che vi garantisco, sparisce dopo un paio d’ore. La paura del collegamento viene vissuta male dai genitori che in alcuni casi trasmettono agitazione ai bambini (e avete ragione!! noi vi capiamo! Avete i figli a casa, in sala o in cucina. Magari entrambi. Siete bloccati. Tra l’altro in quarantena. Magari dovreste portare avanti anche il vostro, di lavoro! Siete arci stufi di tamponi e lettere dell’Ats… avete tutta la nostra simpatia!)

I miei sono in terza. Hanno iniziato loro la didattica a distanza tre anni fa, quando ancora non sapevano scrivere. Ormai sono dei campioni! Oggi al termine della mattinata, trascorsa lavorando sodo, scrivendo sul quadernone, completando esercizi e parlando a turno, ho chiesto come fosse andata, secondo loro. Benemaestra, ma almeno cinque su venti mi hanno risposto che avevano ANSIA. Esatto ansia! Caspita a otto anni questi bimbi hanno l’ansia!!! E’ gravissimo, sono rimasta…

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l’amore resiste

Quando ami una persona, davvero, la ami per sempre. O comunque per molto. Quando non funziona ti arrendi, molli il colpo e desisti, ma non ti passa. Non se proclami un sentimento eterno. Provi a cercare la felicità altrove. La meriti, dopotutto. Hai già sofferto abbastanza, apri le porte del cuore di nuovo, al nuovo. Ma se ti sei dato davvero, totalmente, non riesci a trovare la tua ‘persona’ in breve tempo.

Ho amato anche io. Per anni. Da pazza, infilata in una relazione sbagliata, disequilibrata, molte volte dolcissima, tante altre meravigliosa, spesso crudele. A volte era vetta di montagna e a volte era fango e palude. Un uomo che mi ha fatto un male assurdo, allontanandomi, nascondendomi, ignorandomi. Ma l’ho amato per un tempo infinito. Senza scappare. Anzi ci provavo, ma poi tornavo lì. Perché lui mi cercava, riprovavamo, animati da una vena pari a quella delle poesie più tragiche. Non mi è più successo. Non mi lascio più andare, accadrà, forse di nuovo, forse meglio. Non sono un esempio da seguire, l’amore non è incaponirsi e ferirsi, l’amore non corrisposto giustamente guarda altrove. L’amore che fa male non è sano, va lasciato andare. Ma a me occorre parecchio, a quanto pare.

Martedì fine gennaio

Fa male il sole delle cinque che taglia il cielo arancio sopra i palazzi le strade asfaltate i vetri a specchio e gli autobus e le macchine in coda e i bambini che escono da scuola.

Si allaga il livello dell’acqua che hai in corpo che senti arrivare in gola e sei tutta un passo sopra le uova, mentre cammini in avanti ma pensi di stare ferma, bloccata anzi in avanzamento, in questa tristezza che doveva arrivare, e che hai tenuto schiacciata per troppo tempo. Ed è solitudine che senti anche se non lo sei. Ed è dolore e mancanza, parole che vorresti sentire, e vuoto e pieno.