
Il mio dicembre non è più stato Natale da quando gli ultimi, anni fa, sono stati abbinati a visite e controlli in ospedale, pranzi interrotti, la portiamo sì o no, dai che siamo più tranquilli, metti la giacca, prendi il borsone. E freddi e nebbie su Milano addobbata, e buio, e luci accese nelle strade, e parcheggi da cui guardi blocchi illuminati sempre, da fuori finestre ampie, dentro il ferro dei letti, i neon bianchi. E settimane a contare il prossimo appuntamento, che forse allora andrà meglio.
Stradine di una città che non dorme mai, dove qualcuno fa sempre la notte, qualcuno piange, qualcun altro incrocia le dita, chiuso in macchina e aspetta che sia ora di tornare a casa.
Feste in cui si conta chi non si siede, nostalgia di pasta fatta in casa, di regali sotto l’albero, di fili dorati da buttare il giorno dopo.
Ci sono anche loro, sotto la neve. Le preghiere mai ascoltate.