Le cose cambiano. L’ho imparato a cedimenti di ginocchia, a perché senza perché, a pianti e urla nel cuscino. Niente è mai come l’anno prima. Ti sforzi di accettare, lo sai che è la vita, ma il cervello non lo ammette, il cuore lacrima.
Poi ti dicono sei cambiata. Sì, normale non credi? Le tranvate (o tramvate per chi abita a Milano e sa quanto rumore fa il tram) sui denti mi hanno fatta così. Le spiegazioni che non ce l’hanno, una risposta. Le delusioni quando pensavi stavolta è quella buona anche per me. I pomeriggi di ottobre in bicicletta a cercare un sorriso nelle foglie cadute.
Poi sei tu, a volte, che inverti la rotta. Che concludi, che tagli, che questa cosa non va. E fa male, anche quanto tu sei la molla, che finisce e conclude. Perché ogni epilogo ha in sé il senso di vuoto e di perdita, tipico di ogni rinuncia.
