
Non sono una da serie TV (lockdown a parte che mi ha tenuta incollata a stagioni discutibili) perché di solito mi annoio subito, quindi preferisco passare la serata davanti a un buon film che si conclude nel giro di due ore. Sono anche piuttosto refrattaria verso queste catene di episodi che appassionano tutti, e molto meno me, che spesso trascorro serate a shiftare da un titolo all’altro per poi spegnere insoddisfatta e mettermi a leggere.
In ogni caso qualcuna ha attraversato la cortina della mia indifferenza e ne posso contare sulle dita della mano qualcuna che mi ha rapita fino a notte fonda. Tralasciando i vintage-cult come ‘Lost’ e ‘Breaking bad’, mi sono commossa, arrabbiata e inquietata per la Casa di carta, non ho dormito finché non ho finito ‘Le regole del delitto perfetto’ e mi sono divorata Scandal (su prime, ambientato nella White house) mentre facevo step nei mesi di chiusura; ho stroncato dopo pochi minuti le varie americanate collegiali, e mi sono fatta coinvolgere dolcemente in qualche saga inaspettata di poche puntate. Calcolate che sono cresciuta con Supercar e ‘Saranno famosi’, mi sono innamorata con ‘Friends’, ho spettegolato serate intere di fronte a ‘Sex and the city’ e sono morta dal ridere con Will e Grace.
Ma torniamo a noi. Per fare questa riflessione.
Alcune miniserie raccontano di famiglie che attraversano l’inferno. Di ogni. Lasci la puntata e pensi che non ci sia speranza. Tradimenti, congiure, ostacoli, lavori saltati, pugnalate (vere o simboliche), tragedie, traslochi, sogni infranti. Eppure vanno avanti. Risorgono. Nel giro di sei sette ore quello che sembrava insuperabile si affronta, l’impensabile perde importanza perché succede altro, di lavoro se ne trova uno nuovo, il traguardo si sposta, l’amicizia si recupera.
Ovviamente di finzione si tratta, ma penso a quanti problemi all’inizio sembrano insormontabili e poi si risolvono, a volte da soli. Quanti atteggiamenti mi feriscono e dopo qualche settimana passano nel dimenticatoio. Una discussione con il collega, una porta in faccia, un desiderio che sembra tanto lontano che poi trova altre forme e altre vie per essere realizzato. Non tutto quello che sembra destinato ad essere un fallimento poi lo diventa davvero, siamo solo noi ad investirlo di mille significati negativi e catastrofici. Quelli che sembrano guai in arrivo poi grazie al cielo non sempre si verificano, o comunque cambiano di aspetto e a volte diventano persino trascurabili. Il licenziamento ti porta su nuove vie. Ritrovarti sola ti mette in campo con risorse che nemmeno sapevi di possedere. Ti butti in qualcosa che non sai come andrà a finire, e scopri che era la tua strada. Piove per tre giorni e poi improvvisamente ti svegli ed è sereno.