#spontanea

A me capita di andare in fissa con un pensiero e di fare passare attraverso il filtro di quella sfaccettatura tutto quello che mi accade durante il giorno, quasi a dimostrazione dell’esattezza della mia teoria. Se c’è qualche dottore in linea sono certa che ravviserà un comportamento preoccupante, io lo chiamo bisogno di rassicurarmi, e sì forse un po’ ansiogeno lo è.

Mi spiego meglio. Rifletto sull’essere se stessi, frase blasonata ed inflazionata, usata per dire un po’ tutto come che non ci sono più le mezze stagioni. Io sono me stessa, non ho paura di portare avanti le mie idee anche se vado contro corrente (e me ne assumo la responsabilità), di mangiare la crosta della pizza quando sono ad una cena galante (e la mangio con le mani), di dire no se non sono interessata o non mi va. Inizio un corso se penso mi faccia stare bene, mi prefiggo un obiettivo e faccio di tutto per raggiungerlo. E fin qui..

Poi però leggo che essere se stessi vuol dire essere spontanei. Ma se io penso ad essere spontanea, non riesco più ad esserlo. Da qui il paradosso. E’ come se mi sforzassi di essere simpatica, o naturale. Posso provare ad essere più empatica, sforzarmi di essere meno perentoria, ma così non sarei spontanea. O forse lo sarei, alla luce di una consapevolezza nuova, che mi ha cambiata e fatta ritrovare in una nuova spontaneità. Mumble mumble…..

Occorre avere un po’ più di fiducia in sé stessi, smettere di rimuginare tanto su quello che si vuole fare o dire e, semplicemente, lasciarsi andare. Ovviamente facendo molta attenzione alle decisioni e alle azioni che implicano rischi significativi. A volte è necessario anche riflettere su quello che sta accadendo’. Decidetevi, o mi lascio andare, o sono ponderata. ‘Usate il buon senso’, ma io ce l’ho?

“La spontaneità è frutto di lunghe meditazioni. Pablo Neruda”